“Chi ben comincia… è a metà dell’opera” dicevano, e non a caso!!
Come promesso con l'aiuto della mia psy Valenti Brunella (https://brunellavalenti.com/), vi racconto un primo aspetto che ho iniziato a conoscere e sperimentare nel mio percorso di preparazione mentale: quello che viene definito la “zona individuale di funzionamento ottimale” (IZOF - di Yerkes Dodson)
Gli atleti sono abituati a fare riscaldamento spesso per routine, perché lo fanno tutti o perché DEVE essere fatto in modo da esser pronti a livello fisico...tante volte è una cosa che addirittura viene sottovalutata o improvvisata. Quanto invece è fondamentale per la massima espressione? Per non sentirsi tesi alla linea di partenza, o “fiacchi” nel pre-gara?!
Partiamo dalla definzione: il riscaldamento “è qualsiasi attività, fisica o mentale, che aiuta a preparare un individuo alle esigenze dello sport o dell'esercizio prescelto".
Per ogni prestazione specifica, è necessaria una "giusta quantità di energia” dal sistema di
risposta allo stress per performare al meglio delle proprie possibilità (IZOF).
Se il sistema di risposta allo stress non è molto “attivo” probabilmente la concentrazione non sarà sufficiente, il fisico non sarà abbastanza pronto, non ti sentirai abbastanza carico.
Viceversa se sarà “troppo attivo” potresti sentirti in ansia o nervoso, avere le gambe dure o qualche parte del corpo tesa.
Il bello è che non c’è un’unica ricetta, perché la “giusta attivazione” è diversa per ogni
persona e per ogni tipo di attività!
La preparazione mentale permette di trovare il proprio metodo per entrare nella tua zona di
funzionamento ottimale: banalmente se sei troppo attivo sarà necessario trovare il modo di rilassarti (non troppo!), se sarai troppo “molle” per attivarti e caricarti!
Spesso crediamo che da come ci sentiamo prima di una gara dipenderà poi la prestazione e il risultato. Ho imparato, invece, che siamo NOI ad avere il controllo sulla nostra zona di funzionamento ottimale! Sì, una bella responsabilità, ma quando cominci a prendere confidenza e puoi toccare con mano cosa succede sul campo è qualcosa di incredibile e ringrazi il fatto che sei tu a comandare.
Se avete letto i miei post sulle prime gare di stagione potete capire per ognuna dove mi trovavo sulla curva in foto: alla mezza a Brescia e allo sprint di Lignano mi sono vista a posteri come l'omino che dorme...a Riccione dopo una notte un po' tribolata stava per ripresentarsi lo stesso scenario ma è intervenuta la psy sul campo e sono scollinata dal lato opposto, quasi all'apice, forse troppo a destra.
Questo concetto è fondamentale nel riscaldamento ma non solo..anche durante l’intera performance perché potremmo partire all’apice della curva e poi avere flessioni a dx o sx; anche in quel momento dovremo essere sul pezzo per riportare l’intero sistema nella zona ottimale.
Parlando di triathlon tutto ciò sarà calibrato rispetto alle distanze: mentre su uno sprint sarà “più naturale” riuscire a mantenere e/o richiamare la zona di partenza su un iroman si dovrà tornare più e più volte nel tentativo di ristabilire la zona ottimale.
Possiamo riassumerla con 3C!
Conoscenza: sapere cos’è la zona individuale di funzionamento ottimale (che è qualcosa che ha a che fare con pensieri, emozioni, sensazioni, comportamenti)
Consapevolezza: conoscere il proprio funzionamento !
Comportamento: poterlo “gestire” in direzione della performance ottimale.
Allenare la mente mi risulta molto più faticoso che il corpo, ma sono convinta che è uno strumento potentissimo e quindi voglio investirci tempo e energie. Sapere che sono io l'artefice del risultato della mia gara mi sembra un vantaggio pazzesco e sto lavorando per riuscire a ottimizzare la gestione dei miei pensieri 💣
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